Caro Schiavi,
ci sarebbe a Milano un progetto che a mio avviso meglio di quelli messi in campo fino ad oggi risponderebbe agli obiettivi del dispositivo europeo per la ripresa e la resilienza, incrociando due dei suoi sei pilastri, vale a dire transizione verde e trasformazione digitale. Si tratterebbe di dare alla città un nuovo Palazzo di giustizia, convertendo ad altri usi, dopo un'adeguata riqualificazione, l'attuale edificio che al momento attuale rappresenta un vero mostro ecologico. Basti pensare alla quantità di energia che consumano le enormi aule e gli spazi di rappresentanza e transito con soffitti altissimi per essere riscaldati in inverno e raffreddati d'estate. Senza contare il fatto che i sempre promessi interventi di messa a norma e in sicurezza, che avrebbero evitato anche i recenti gravissimi incidenti a danno di utenti, non si sono ancora ultimati. Se si considera poi che l'informatizzazione dei processi, che con la pandemia ha ripreso ad essere apprezzata e promossa, rende totalmente inadeguata la precedente stagione dell'edilizia giudiziaria, un Palazzo di giustizia di nuova concezione renderebbe un buon servizio anche alla miglioramento del servizio, con vantaggi per l'intero territorio lombardo. Qualcuno potrebbe obiettare che i tempi sono troppo stretti, ma si potrebbe anche pensare ad una sede provvisoria (il Pirellone?) e poi contare sulla fortunata circostanza di avere, nello stesso momento storico, una Ministra della Giustizia milanese e di particolare bravura e sensibilità, oltre ad un Sindaco che unisce visione ambientale e comprovate doti di amministratore pubblico.