2013: CAMBIARE LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Pubblicato: 19 Marzo 2013

 

E’ necessario in Italia riformare in modo radicale il governo della cosa pubblica. L’economia e la società nel nostro paese sono strette tra l’illegalità da una parte e arroganza della burocrazia dall’altra. I meccanismi giuridici si sono eccessivamente complicati e sfuggono ad ogni tentativo di razionalizzazione, mettendo in crisi ogni azione di semplificazione e di liberalizzazione. Il sistema istituzionale e la pubblica amministrazione hanno bisogno di un riprogettazione dalle fondamenta. Troppe norme, troppi livelli di amministrazione, troppe procedure. Il tutto favorisce l’arbitrio del singolo funzionario e mette in difficoltà la parte corretta sia della macchina amministrativa sia di quella giudiziaria. Il tutto poi si scarica sul cittadino e sulle imprese, con costi elevati e senza alcuna garanzia di poter operare nella certezza del diritto.

Il programma politico di una nuova forza politica che si candidi a governare questo paese deve presentare alcune ricette aggressive ed efficaci per cambiare lo stato della pubblica amministrazione e più complessivamente del nostro sistema istituzionale. Occorre a mio avviso intervenire in primo luogo sui meccanismi di produzione delle leggi e delle regole (riordino delle fonti del diritto). Troppa normazione impedisce la conoscibilità della legge prima ancora della sua effettività. Sul fronte dell’organizzazione amministrativa occorre ripensare il ruolo delle regioni, spostandone le funzioni da quella normativa a quella di programmazione e controllo. La riforma degli Enti locali deve vedere il più robusto accorpamento delle Province e dei Comuni minori. Ma è sul piano del procedimento amministrativo che si deve operare l’intervento più coraggioso, riducendo a pochi casi la presunzione di legittimità degli atti e ponendo su un piano veramente paritario il cittadino e la pubblica amministrazione. La riforma della giustizia amministrativa deve poi risolvere i nodi del ruolo del Consiglio di Stato, oggi privo di sufficiente terzietà, e dell’accessibilità alla tutela, resa quanto mai scarsa dal livello dei costi e dalla centralizzazione dei giudizi. Si deve far comprendere che la possibilità di avere un giudice della P.A. efficiente e terzo è parte imprescindibile di una rifondazione dello Stato in chiave di legalità e trasparenza.

Umberto Fantigrossi

Gennaio 2013

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