È certamente dovuta alla indiscussa prudenza del presidente del Consiglio Mario Draghi la circostanza che nel suo discorso di insediamento davanti al Parlamento alla riforma della pubblica amministrazione, pur definita improcrastinabile, egli abbia dedicato solo pochi cenni. Si tratta di uno scoglio su cui le ricorrenti promesse di tutti i governi succedutisi negli anni, dal dopoguerra a oggi, si sono quasi sempre arenate, essendosi per lo più limitati a inondare il contesto, su cui si dovrebbero muovere uffici e funzionari con rapidità e snellezza, di una massa di norme ingestibile e al limite dell’inconoscibilità. Da qui il risultato opposto della paura della firma, dalla parte del pubblico, e dell’incertezza assoluta dei propri diritti e dell’esito del procedimento da parte di…